di Sifu Diego Bussetti

Un Maestro di Kung Fu deve essere come uno Chef

Cosa significa come uno Chef?

E chi deve essere come uno Chef?

E cosa c’entra il mondo della Cucina?

Andiamo per ordine!

Ok, mi sono diplomato alla Scuola Alberghiera, ma non è per questo che faccio questa similitudine. Va bene, forse qualche reminiscenza mi è rimasta, ma non è questo il punto. Diciamo che in background c’era anche la mia formazione come potenziale Chef ed il mondo della cucina non mi era nuovo e sapevo già come funzionassero le dinamiche che permettono ad un aspirante Cuoco di diventare un grande nel suo settore e perché no, anche con qualche stella “cucita” sul petto. L’excursus che dovrebbe fare chi vuole intraprendere questa strada è fatta piena di sacrifici, e per svariate ragioni non ho voluto approfondire questo settore che ha alla base la stessa componente fatta di Arte ed estro, caratteristiche che danno vita ai famosi piatti che altrimenti diventerebbero solamente un “preparare da mangiare”, ma poi ci ritorneremo sull’argomento.

Lo spunto maggiore mi è arrivato dal reality sulla cucina che ormai tutti conosciamo con i suoi Pro e Contro, “Masterchef”. Non so perché molte volte mi sono ritrovato davanti al PC a mangiarmi tutte le puntate di questa serie che di base non mi dovrebbe interessare… Non ho la passione della cucina. Non mi sento uno Chef dopo aver guardato una puntata e neanche mi prende voglia di aprire il ricettario e dare sfogo alla mia vena artistica! Quindi forse saranno i personaggi che con i loro modi intrattengono e ti tengono incollato allo schermo facendoti pensare “chi sarà il prossimo che farà una cazzata?”

Sicuramente anche questo fattore è determinante, ma non è il motivo principale.

Anche se alcune volte guardo qualcosa solamente per il gusto di farlo, tendo a ricercare, anche nei programmi più leggeri, spunti che mi siano utili. Ricerco sempre idee che mi potrebbero portare a fare il “next step” su qualche ambito della mia vita.

Masterchef è riuscito alla grande in questo intento, tanto da fare chiarezza in qualcosa che già covavo da tempo, ma non riusciva ad uscire e prendere forma, dove era sì presente, ma sbiadito, fumoso, per poi trasformarsi in delineato e chiaro.

In quasi ogni puntata almeno uno dei giudici nonché Chef stellati in uno o più dei loro ristoranti, fanno notare ai concorrenti l’importanza di quelle nozioni che sono alla base del loro lavoro. Modi di fare, atteggiamenti, mood, timing, tecniche, routine, insomma quello che andrà a costruire il futuro Cuoco.

Quindi si parlerà di come sbucciare le patate, come posizionare gli utensili nel proprio banco di lavoro per essere efficienti e ordinati, come preparare le basi dei vari piatti che utilizzeranno per una miriade di ricette, come tagliare le verdure, come scegliere e quando cucinare i vari prodotti e così via. Evidenziando come siano queste basi a costruire il futuro Professionista.

Poi incomicio a vedere un nesso. Incomicio a vedere un’assonanza, un filo conduttore che unisce questo mondo al nostro. E mi vado a guardare molte, moltissime interviste fatte a questi ed altri Chef che possono vantare di esser diventati talmente conosciuti nel Bel Paese, tanto da poter aprire negozi insigniti con il loro nome; e a tutti esce un minimo comun denominatore. La gavetta! Ognuno ha passato mesi se non anni, a svolgere i lavori più umili per il proprio capo partita; ha viaggiato di Paese in Paese, di ristorante in ristorante, imparando, le basi, rubando con gli occhi, cercando di capire i segreti dietro un piatto a regola d’Arte. Imparando il sacrificio e cosa c’è dietro una Team di cucina con un’organizzazione quasi perfetta. Per poi, alla fine, ritrovarsi, dopo anni, con un background sulle spalle che gli permette di camminare con i propri passi e perché no, aprirsi un loro personalissimo locale, con il loro modo di fare ristorazione, con i loro piatti più riusciti; ma tutto questo non copiando, ma inventando o reinventando grazie alla loro personalità che è unica per ognuno di loro. Tutto questo però, grazie alle basi che hanno imparato nel tempo.

Spero che ora anche a voi è più chiaro il filo conduttore. Nel nostro mondo è la stessa identica cosa. Le basi sono le fondamenta della piramide che andremo a costruire; si inizia con gli schemi motori, le posizioni, i primi movimenti, per poi passare a tutta quell’escalation che porterà il praticante a diventare un Maestro. Ma la parola d’ordine è GAVETTA. Come per la cucina, vuoi anche per responsabilità di questi reality, diventare uno Chef non è qualcosa di così banale, semplice e veloce, che basta mettere il proprio estro ed il piatto è fatto. Così anche nel Kung Fu. So che i film, o i video che troviamo sul Tubo, possano travisare il percorso reale che si impiega nel riuscire ad arrivare a certi livelli, ma questa è l’unica strada. Dai video sembra tutto facile, perché chi è in video lo fa sembrare facile, ma dietro ci sono anni di ripetizione, di costanza, e niente è lasciato al caso.

Se si vuole diventare un Professionista bisogna avere uno schema mentale ben definito e per questo dovete trovare un buon Maestro. La Gavetta è la prima parte e la più importante, poi viene tutto il resto. Prima bisogna sbucciare le patate, poi incominciare a cucinare i piatti più semplici per passare ai più complessi. Poi e solo poi poter mettere del vostro in un piatto.

Ed esorto tutti voi, nel non avere fretta. Non potrete mai costruire un Piatto “Stellato” se non siete capaci di tagliare una verdura nel modo giusto. Quindi costanza, dedizione e calma.

Coltivando i requisiti appena detti, senza rendertene conto, e se ti metterai il cuore in pace nell’apprendere senza aspettative di nessuna sorta, soprattutto di tempo, ti sveglierai un giorno con le abilità che tanto sognavi, e che ora hai acquisito neanche accorgendotene!